"Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile". Così Norberto Confalonieri, il primario ortopedico del Pini di Milano arrestato per corruzione e turbativa d'asta e indagato per lesioni sui pazienti, intercettato faceva una "battuta" seguita "da una risata" sulle condizioni di salute di una donna da lui operata in regime privato, e a cui aveva rotto un femore, e che voleva rioperare all'ospedale in regime pubblico. E' quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Il 18 aprile del 2016, infatti, il medico contattava un coordinatore infermieristico del Pini per "richiedere un posto letto" per la paziente "da lui operata privatamente" il 30 marzo. E intercettato diceva: "Ho bisogno di un posto letto per domani (...) se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente della San Camillo (casa di cura privata, ndr) e devo rifarlo (...) se riesci a farmi anche una stanza singola". E in un'altra telefonata diceva ancora: "Se va in mano ad un altro collega sono finito".
Bisogna "procedere al sequestro delle 62 cartelle cliniche" dei pazienti operati da Norberto Confalonieri, il primario di ortopedia arrestato oggi a Milano, "per verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica e la gravità delle lesioni cagionate". Lo scrive il gip Teresa De Pascale nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per episodi di corruzione e turbativa d'asta, ma non la misura in carcere come avevano chiesto i pm anche per tre casi di lesioni su pazienti. A detta del gip, gli inquirenti devono indagare ancora su quei casi e anche su molti altri interventi, tanto che nel provvedimento il giudice riporta altre intercettazioni 'choc' su un'altra decina di operazioni effettuate da Confalonieri. In una telefonata del 29 ottobre del 2015, ad esempio, il medico diceva: "Ho rivisto una ... revisione di protesi d'anca ... puttana Eva si era staccata ... èun vecchietto di 91 anni". E ancora: "Ho finito adesso di fare un disastro di revisione d'anca che l'avevo cementato ... mi è saltato tutto il cemento".
- Norberto Confalonieri, il primario di ortopedia del Pini di Milano arrestato per corruzione e turbativa e indagato per lesioni sui pazienti, avrebbe stretto un "accordo occulto" con i "referenti commerciali" della multinazionale Johnson&Johnson per favorire l'acquisto delle protesi fornite dalla società all'ospedale ricevendo in cambio, tra le altre cose, anche la "pubblicità connessa alla sponsorizzazione" da parte dell'azienda del "servizio di approfondimento sulla chirurgia mini invasiva e computer assistita" andato in onda "su Rai 2 il 16 novembre 2015" nella rubrica 'Medicina 33'. Lo scrive il gip di Milano Teresa De Pascale nell'ordinanza nella quale indica come "utilità" per il medico anche queste "apparizioni televisive su reti nazionali con significativi ritorni d'immagine ed economici" per lui. Anche nei suoi rapporti con la multinazionale B. Braun il primario avrebbe ricevuto poi "bonifici", ma anche il pagamento di cene "per 30 invitati" e "due cravatte marca 'E.Marinella per 2 invitati".
La Procura di Milano aveva chiesto il carcere per il primario di ortopedia dell'ospedale Pini di Milano, Norberto Confalonieri, anche per tre casi di lesioni su pazienti, ma il gip ha disposto gli arresti domiciliari, e solo per episodi di corruzione e turbativa d'asta, spiegando nell'ordinanza che "allo stato attuale delle indagini, non possono ritenersi sussistenti i gravi indizi di colpevolezza" sulle presunte lesioni e "appare necessario procedere ai conseguenti accertamenti di natura sostanziale sulla documentazione clinica, neppure acquisita in atti". Così come emerge dalle intercettazioni, tuttavia, scrive ancora il gip, "il modus operandi di Confalonieri sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica".
Il primario è infatti anche indagato per lesioni su alcuni pazienti. Gli inquirenti stanno facendo accertamenti sui danni fisici subiti da almeno tre o quattro persone che sono state operate, soprattutto per protesi alle ginocchia, con la tecnica della "navigazione chirurgica computerizzata" alla casa di cura San Camillo, dove il medico operava in regime privato.