A quattro anni di distanza dal suo ultimo album da solista l’instancabile James Senese ritorna alla ribalta con ‘O Sanghe’, in collaborazione con i Napoli Centrale, per ridare lustro ad un glorioso passato, ad uno stile inossidabile e mai contaminato da logiche estranee all’amore per la musica, mai genuflesso ai dettami di mercato. A 71 anni suonati il grande maestro di Miano non ha nessuna voglia di appendere il sassofono al chiodo, anzi. Basti pensare che nel 2015 James Senese & Napoli Centrale si confermano la live band più attiva in Italia con oltre 110 concerti tutti sold-out e un 2016 altrettanto florido, per portare in giro i nuovi brani di quest’ultimo album che rispecchia, ancora una volta, l’anima jazz, blues e funk venata di ritmi mediterranei.
Un cd dedicato agli ‘ultimi’, a chi è senza lavoro, senza amore, senza presente né futuro, dedicato ad una società che ha smarrito il lume della ragione per colpa di un sistema che tende a confondere e a traghettarci verso il male. E allora l’unica speranza è la fede e nel brano che dà il titolo all’album James si rivolge direttamente a Dio per chiedere i motivi di tanta sofferenza. Una domanda che non può trovare risposta se non parzialmente nell’umiltà e semplicità della sue note da sempre incisive e dirette al cuore, come pochi sanno fare. In collaborazione con PuntoAgro News e Radio Divina FM abbiamo intervistato in esclusiva il mitico James Senese.
‘O Sanghe’, Perché un titolo così “forte”?
Una parte del nostro popolo soffre moltissimo, ‘O Sanghe’ è nel nostro dna, appartiene a tutti, da qui parte tutto.
Nel brano ‘Povero munno’ amore e libertà sono descritti come valori a rischio di estinzione. Il tempo è l’unica soluzione al male?
C’è bisogno di un miracolo vero, perché non riusciamo a capire e non ci fanno capire dove dobbiamo andare. Il mondo è sottosopra, questo lo dobbiamo ammettere e per questo non sappiamo più dove andare.
Oltre all’immancabile senso di ribellione in questo album c’è un’invocazione a Dio. Quanto è importante la fede per James Senese?
La fede è importantissima, è l’unica realtà che ci appartiene, nel senso di credere in Dio perché esiste e solo Lui può portarci sulla strada giusta. La nostra società è in parte dominata dal male, non si riesce a debellarlo, il sistema fa di tutto per non farci capire niente.
A 70 anni suonati il suo stile resta inconfondibile. Non si è mai fatto contaminare né si è piegato alle logiche di mercato. Qual è il segreto di tanta coerenza artistica?
Amo tanto i miei suoni e la mia cultura musicale, attingo moltissimo dal popolo e da quello che vedo. Io cerco sempre qualcosa di più, però i miei suoni appartengono al popolo, il suono è la vita e da questo suono non mi distacco.
Vorrei approfittarne per ricordare con lei Pino Daniele…
Con Pino siamo stati come due fratelli, con me si sfogava, aveva trovato in me un padre, anche perché avevo dieci anni in più. Poi è nato con i Napoli Centrale ed è rimasto per due o tre anni, eravamo talmente legati che i Napoli Centrale erano una parte della sua musica.
… e Massimo Troisi
Con Troisi ho un ricordo bellissimo alla ‘Bussola’ di Viareggio quando ho tenuto un concerto con i Napoli Centrale e lui mi mandò a prendere dal suo autista e mi ha portato in questo ristorante dove mi ha fatto trovare dodici aragoste che dovevo mangiare da solo. Questa è stata una grande cosa, mi vedeva come un must di tutto e mi disse: “Te le devi mangiare tutte!”.
Per ascoltare l’intervista live e un brano tratto dall’album ‘O Sanghe’ connettiti a Radio Divina FM.