I NOMI DEGLI INDAGATI, C'E' ANCHE UN UOMO DI NOLA - Gli indagati sono: Antonio Colonna di Fossano in provincia di Cuneo, Barbara Bernardi di Fossano, Stefania Cesareo di Reno in provincia di Bologna, Patrizia Scarzello della provincia di Cuneo e Raffaele Tafuro di Nola.
Il fondatore dell'Eital, Antonio Colonna 43enne di Fossano in provincia di Cuneo era riuscito negli ultimi anni a ideare un programma criminoso che ha trovato riscontro in plurimi episodi delittuosi secondo uno schema ben definito. L'indagine gli episodi criminosi scoperti dai militari della Cites sono molteplici e realizzati dal sodalizio criminale in tutta Italia negli ultimi 5 anni attuando il piano secondo lo stesso copione. Lo schema prevedeva, in prima battuta il reperimento delle informazioni, spesso estorte con video di esercizi commerciali e privati detentori di animali, principalmente cuccioli di cane di razza in media dal valore di mercato da 500 a 1000 euro ciascuno, da poter deferire alla magistratura per i vari reati a danno degli animali. In molti casi gli indagati inventavano o aggravavano i reato denunciati con la finalità di appropriarsi dei cuccioli, attraverso il sequestro e l'ottenimento della fede in custodia giudiziaria ad Eital o a soggetti di fiducia dell'associazione.
ARRICCHIRSI CON I CUCCIOLI - In questo modo, gli indagati potevano sfruttare un ingente guadagno, come in un caso specifico a Bologna dove il valore commerciale degli animali in sequestro è stato valutato complessivamente anche in 100 mila euro. Tutto ciò aveva come fine illecito l'arricchimento che si conseguiva con la cessione a terzi degli animali sottoposti a sequestro dietro l'apparente corresponsione di libere offerte per l'associazione. L'attività dell'associazione animalista, e conseguentemente per il piano, si basava principalmente sull'immagine che Colonna è riuscito a diffondere all'opinione pubblica, quella cioè di animalista, motivo per il quale era stato chiamato come consulente in operazioni di polizia, visto che le sue attività frequentemente erano oggetto di servizi televisivi nazionali. L'attività degli indagati e di Colonna, derivava dal fatto che lo stesso vantasse conoscenze, reali o presunte, presso enti istituzionali, essendo stato collaboratore di una nota parlamentare impegnata la tutela dei diritti degli animali e successivamente anche di un altro deputato molto attivo nel settore della tutela degli animali.
IL CASO DEL CANILE DI SARNO - Tra i casi, quello del canile di San Vito a Sarno il cui titolare fu minacciato affinché fornisse notizie in ordine ad altri esercizi commerciali concorrenti. Un altro caso, è quello della tentata estorsione ai danni di L.C., detentrice di cani di razza di elevato valore commerciale a corrispondergli un importo di 10 mila euro per un evento non verificatosi per cause indipendenti dalla propria volontà in quanto la persona offesa non aveva al momento i soldi. Se non avesse avuto i soldi – le dicevano - sarebbe stata denunciata all'autorità giudiziaria. Nel mirino della magistratura inquirente anche le false denunce presentate da Antonio Colonna, Barbara Bernardi di Fossano e Stefania Cesareo di Casalecchio di Reno per il possesso di cani di razza: gli indagati risultano quindi a vario titolo anche nel mirino per calunnia verso diverse persone tra cui alcune dell'area Vesuviana, dell'Agro e del napoletano (San Giorgio a Cremano).
Ora i 5 indagati dovranno rispondere delle accuse a loro carico davanti al magistrato inquirente.