SCAFATI. Nuova “cantata” di Romoletto Ridosso davanti al Gup del Tribunale di Salerno: ieri al processo al clan Ridosso-Loreto, il pentito ha tirato fuori la sua versione dei fatti sugli omicidi di Luigi Muollo e Andrea Carotenuto nonché del tentato omicidio di Generoso Di Lauro del due febbraio 2003. Nel suo racconto in aula, spesso contraddittorio, il boss voleva morto Muollo per vendicare la morte del fratello Salvatore “Piscitiello” avvenuta il 16 maggio 2002 a Scafati. Secondo il Gip, per l'omicidio di Salvatore Ridosso, susstistono gravi indizi nei confronti del pregiudicato Valentino Mansi e di cui si ritiene mandante Ferdinando Muollo e co-esecutore il defunto Luigi Muollo, ucciso il 9 settembre 2003.

Il boss ha raccontato la sua versione in aula davanti al Gup Emiliana D’Ascoli per il processo con il rito abbreviato al clan Ridosso-Loreto di cui, secondo la Dda di Salerno, il boss sarebbe stato elemento chiave nel 2000 su attività illecite nel settore dei videogiochi e delle estorsioni. Il pentito ha parlato anche delle collaborazioni con i clan napoletani. Numerose le contraddizioni rilevate dalla difesa e dal pubblico ministero Giancarlo Russo, sia per l’esistenza dell’associazione dopo il 2002 sia per la partecipazione degli imputati sotto processo per i reati di usura e estorsione. Il boss ha cercato di addolcire la posizione dei figli, Gennaro, Luigi e Salvatore, e del nipote Luigi, figlio del defunto Salvatore, anche loro imputati, sminuendo il loro ruolo. Nel corso della prossima udienza che si terrà a fine ottobre, il pm Giancarlo Russo formulerà le richieste di pena nei confronti degli imputati.