Nel dettaglio, erano emerse due conversazioni Whatsapp che vedevano protagonisti una Ridosso Andrea e Aliberti, l’altra il nipote di Romoletto e il boss Luigi. Nel primo scambio di battute Andrea Ridosso, il 19 giugno del 2013, chiese all’allora sindaco un incontro, magari durante l’orario di ricevimento che svolgeva a Palazzo Mayer . Ma il medico di via Aquino, nel tentativo di evitare il confronto con il parente degli uomini del clan, prendeva tempo e rimandava tutto a data da destinarsi. Una questione che poi venne ripresa in un altro scambio di messaggi tra Andrea Ridosso e Luigi Ridosso. Il ristoratore aveva reso tutto visibile sui social difendendo a spada tratta Pasquale Aliberti: “Mi domando e dico, voi state distruggendo una persona, una famiglia per queste dichiarazioni”, le sue frasi sul caso. Nelle prossime ore, molto probabilmente appena dopo il weekend, sarà ascoltato dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia coordinati dal Colonnello Giulio Pini .
Scafati. Atti dell'inchiesta Sarastra sui social: indagato "Mimì il Tormentone"
Atti sui social, Mimmo “il Tormentone”, indagato. L'avviso dello status di indagato gli è stato notificato in questi giorni su disposizione del Pm Vincenzo Montemurro della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. L'articolo del codice penale per cui è indagato il noto ristoratore scafatese è il 684: “Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. L'accusa contestata a Domenico D’Aniello, meglio conosciuto come “Mimmo il Tormentone”, si riferisce alla pubblicazione sui social network delle intercettazioni tra Andrea Ridosso, Pasquale Aliberti e Luigi Ridosso. La pubblicazione si riferiva agli atti presenti nella documentazione dell'operazione Sarastra che la Dia sta portando avanti da circa due anni e che vede coinvolti politica e clan egemoni a Scafati, un sistema di collusioni. D’Aniello, ritenuto vicino all’ex sindaco di Scafati, la settimana scorsa aveva postato sei fotografie in cui si leggevano i numeri di telefono di Pasquale Aliberti, Luigi Ridosso e Andrea Ridosso. I fratelli Ridosso sono figli di "Tore o' piscitilello" defunto boss dell'omonimo clan, ucciso agli inizi degli anni duemila. Frasi ed intercettazioni estrapolate dalla consulenza giudiziaria richiesta dalla Procura alla società Marvitek.