di Francesco Apicella
“Francesco, oggi pomeriggio potresti venire da me, in Canonica, verso le 16?” mi disse un giorno, di molti anni fa, Don Gianni, il prete della mia parrocchia “ c’è una mia amica che vorrebbe chiederti una cosa, non voglio anticiparti niente, si tratta di una faccenda delicata e te ne vuole parlare lei personalmente”. “Va bene!” risposi, incuriosito. L’amica di don Gianni era una signora elegante, distinta, di mezz’età, direttrice di un centro per anziani e con due lauree nel suo bagaglio culturale: una in Medicina e l’altra in Psicologia! “Francesco” mi disse “Don Gianni mi ha molto parlato di te e mi ha detto che sei un profondo conoscitore dei fenomeni paranormali, dei misteri esoterici, dell’occulto, delle tradizioni delle regioni italiane e, soprattutto, delle credenze popolari e delle leggende metropolitane, giusto?” “Sì, è vero, sin da piccolo, affascinato dai racconti incantati di mia nonna, mi sono molto appassionato a questi argomenti” “Bene! Allora vorrei raccontarti una cosa che mi è capitata, per avere un tuo parere di ‘esperto’ al riguardo, che ne dici?” “Va bene, l’ascolto!” “Da molti anni” cominciò “ogni tanto ho delle visite notturne, mentre sono a letto nella mia camera, non mi chiedere come questo accada perché non ho una spiegazione logica da darti; all’improvviso compare nella stanza un omino di bassa statura, una specie di gnomo, alto un metro circa, con un saio addosso e un zucchetto rosso in testa…” “Mamma mia, dottoressa! Si spaventerà a morte!” “No, anzi, quando viene e si avvicina al letto, io mi sento rilassata, serena, lui mi sorride, mi guarda, mi saluta con la mano e poi, senza dire una parola, se ne va via. Scompare nel nulla! E ogni volta, dopo la sua visita, nei giorni seguenti, mi succede sempre qualcosa di buono.
“Antoniè, bella d’a zia, ‘o Munaciello è nu spirito, un fantasma, cumpare addò vò isso e quando vuole lui!
Ne parlai al telefono con una mia zia, che abita a Napoli, e lei, pronta, senza esitazione, mi disse:”Antoniè, se tiene il saio addosso e la scazzettella rossa in capo, non è uno gnomo!” “E. allora, zia, se non è uno gnomo, che cos’ è?” “Non ho dubbi, Antoniè, chillo è ‘o Munaciello!” “’O Munaciello? E chi sarebbe questo ‘Munaciello’, come farebbe a entrare in casa mia con la porta e le finestre chiuse?” “Antoniè, bella d’a zia, ‘o Munaciello è nu spirito, un fantasma, cumpare addò vò isso e quando vuole lui! Devi sapere che, se il padrone di casa è gentile e lo tratta bene, lui, per ringraziarlo della sua ospitalità, gli porta in casa tanta fortuna; però non bisogna rivelare a nessuno la sua presenza, se si racconta in giro di avere il Munaciello in casa, lui si arrabbia, non viene più e con lui se ne va per sempre anche la fortuna che aveva portato in quella casa. Poi, se viene trattato male, si infuria ‘malamente’ e per vendicarsi della scortesia del suo ospite, diventa cattivo e ‘schiattiglioso come una scigna’ (dispettoso come una scimmia), ne combina di tutti i colori in casa, rompendo oggetti, facendo baccano, mettendo tutto in disordine e facendo sparire le cose. Una vera disgrazia! Tu te lo devi tenere buono e non devi assolutamente raccontare a nessuno che ti viene a trovare, mi raccomando. Adesso ne hai parlato con me e va bene perchè non lo sapevi che dovevi mantenere il segreto sulle sue apparizioni ma, mò che lo sai, statte zitta e ‘cusete ‘a vocca (sta zitta e cuciti la bocca)! Arricuordate, Antoniè, chillo, ‘o Munaciello, è molto permaloso, subbeto piglia d’acito e, se s’incazza, pierde Filippo e ‘o panaro e cominciano i guai. Una carretta di guai!” “Io, Francesco, anche se trovo queste visite notturne inspiegabili, per natura non sono superstiziosa, sono molto razionale e non credo a queste fantasie popolari. Tu che ne pensi?” “Dottoressa, le sembrerà strano il mio parere in proposito ma, con tutto rispetto, io credo che sua zia abbia ragione sull’identità del misterioso ‘gnomo’ che viene a trovarla di notte. Anzi, avrebbe dovuto seguire il suo consiglio e non parlarne con nessuno, nemmeno con me.” “Sciocchezze! Te l’ho detto, non credo a queste cose, ti ringrazio per essere venuto e per avermi ascoltata.”.
La dottoressa non seguì il consiglio e cominciò ad andarle tutto storto nella vita
La dottoressa non seguì né il mio consiglio nè quello di sua zia, raccontò delle visite notturne del Munaciello ad altre persone e, vuoi per combinazione, vuoi per fatalità, dopo pochi mesi cominciò ad andarle tutto storto nella vita, sia sul piano professionale che su quello familiare. ‘O Munaciello, la Bella ‘Mbriana e la Janara sono le figure leggendarie più popolari del folklore napoletano e in quanto a popolarità, a Napoli, ‘o Munaciello, è secondo solo a San Gennaro. Secondo la leggenda il Monaciello sarebbe un personaggio realmente esistito, nel 400’ napoletano e, precisamente, nel 1445, durante il regno di Alfonso V° d’Aragona; la giornalista e scrittrice Matilde Serao ne narra la storia nel suo libro “Leggende napoletane”, raccontando di un amore intenso e infelice tra due giovani: Caterinella Frezza, figlia di un ricco mercante di stoffe e Stefano Mariconda, un garzone di bottega, povero e di umile estrazione sociale. Poiché il padre della ragazza non vedeva di buon occhio questa unione, i due innamorati si vedevano di nascosto, di notte, su un terrazzo della casa di lei. Per raggiungere il loro luogo di incontro il giovane passava per i tetti delle case limitrofe, seguendo un percorso molto pericoloso. Una notte i familiari della ragazza gli tesero un agguato e lo uccisero, buttandolo di sotto. Grande fu il dolore di Caterinella! Per punirla il padre la fece rinchiudere in un convento di suore di clausura, nel centro storico di Napoli ma, ormai, era troppo tardi per evitare lo scandalo perché Caterinella era incinta e, dopo alcuni mesi, assistita dalle suore, diede alla luce un maschietto. Il parto andò bene ma, purtroppo, il bambino era molto piccolo ed era malformato, con una testa sproporzionatamente grande. Disperata e fiduciosa in un miracolo, per nascondere il suo stato deforme, Caterinella prese a vestirlo come un piccolo monaco, con un saio francescano col cappuccio. Il miracolo, purtroppo, non avvenne, il bambino restò deforme e tutti quelli che lo vedevano, quando usciva dal convento, lo prendevano in giro e dicevano:” Guardate, sta passanno ‘o Munaciello!”. Il bambino si aggirava per le strade del quartiere Porto ed era malvisto dalla gente del posto che, impressionata dal suo aspetto, gli attribuiva poteri magici e, a seconda del colore del cappuccio che indossava, si credeva che portasse bene o male. Se il cappuccio era rosso, si diceva che il Monaciello era di buon augurio e portava fortuna, se invece il cappuccio era nero, era segno di malaugurio e portava solo guai e sventura. Quando, poi, sua madre morì, la situazione peggiorò, il Monaciello subì ogni tipo di angheria, la gente lo inseguiva, gli sputava addosso, lo bastonava e gli lanciava pomodori, sassi e ogni tipo di oggetto. Poi un giorno scomparve e non si seppe più niente di lui. Qualche tempo dopo fu trovato un piccolo scheletro in una cloaca e Matilde Serao ipotizzò che fosse stata la famiglia Frezza a farlo uccidere. Il popolo, invece, convinto che il diavolo in persona lo avesse preso e portato con sé all’Inferno, continuò a vederlo per le strade della città e attribuì alla sua sete di vendetta, per essere stato sempre deriso e maltrattato, ogni tipo di disgrazia e di calamità: carestie, pestilenze e perfino l’aumento delle tasse. Il Monaciello divenne il capro espiatorio di tutte le cose inspiegabili che accadevano nella città.
Munacielli erano gli antichi gestori dei pozzi (‘e puzzare)
Secondo un’altra tradizione i Munacielli erano gli antichi gestori dei pozzi (‘e puzzare) che si occupavano del controllo e della manutenzione delle cavità idriche sotterranee e poiché, per svolgere il loro lavoro, dovevano passare da un cunicolo all’altro, destreggiandosi con grande abilità, erano tutti di piccola statura e circolavano nei numerosi cunicoli della Napoli sotterranea armati di lucerna ad olio, un elmetto in testa e una mantellina che sembrava un abito talare. I pozzari entravano con grande facilità nelle case, attraverso i canali dell’acquedotto, in cui, dai pozzi, si calava il secchio per attingere l’acqua. E poichè, spesso, i committenti non pagavano il loro lavoro o gli davano meno della somma pattuita, per vendicarsi facevano dispetti di ogni tipo, si facevano degli spuntini col cibo che trovavano in casa, rompevano stoviglie e rubavano anche degli oggetti preziosi che, poi, regalavano alle loro amanti, nelle cui case accedevano sempre con lo stesso sistema. Se, poi, il pozzaro di turno trovava qualche bella donna che dormiva, la sfiorava con le mani, palpandola e, quando andava via, le lasciava anche delle monete o altri piccoli doni. Molte persone, insospettite dai continui furti, ‘fecero la posta’, nascondendosi ad arte, per vedere chi fossero i ladri e quando videro che per la casa si aggiravano degli omini tozzi, vestiti come dei frati francescani, diedero loro il nome di “Munacielli”. Un giorno il portiere di un palazzo signorile di Via dei Tribunali, a Napoli, vedendo il proprietario di uno degli appartamenti scendere le scale di corsa, di prima mattina, gli chiese:”Allora, cavaliè, dopo che vi siete appostato, avete scoperto il mariuolo che rubava in casa vostra?” ”Sì, certo!” “E chi era?” “'O Munaciello! Chillu fetente, mangia, ruba e tene pure ‘e mmane longhe, l’ho visto che toccava il culo della cameriera mentre lei dormiva. Distrattamente ho fatto cadere un vaso, lui ha sentito il rumore e, all’improvviso, è sparito. Ma si l’acchiappo a chillu sfaccimme (a quel ‘figlio di buona donna’) ‘e levo ‘a scazzettella ‘a capa e ‘o faccio spantecà (soffrire), prima di restituirgliela.” C’è anche una terza ipotesi sull’origine dei Munacielli, secondo cui sarebbero dei piccoli demoni, vestiti da frate, dispettosi e maligni che nascondono le cose e regalano monete e fortuna ai vivi, non per bontà ma solo per attirarli a sé e rubargli l’anima. In questo articolo ho solo scritto delle varie ipotesi sulla genesi della figura del Munaciello e nel prossimo, continuerò a parlarvi di lui, delle sue abitudini, delle credenze popolari che ha generato intorno a lui e dei luoghi preferiti in cui ama dimorare.