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Impianto di compostaggio a Sassinoro, imprenditori di Scafati sotto accusa. Indaga anche l'Antimafia

09 Novembre 2018 Author :  

La Procura Antimafia di Salerno accende i riflettori sull'impianto di compostaggio che sta per sorgere nel parco regionale del Matese, in provincia di Benevento: si scrive Sassinoro ma si legge Scafati e Pompei. Sono scafatesi trapiantati a Pompei gli imprenditori che stanno costruendo la reggia del compost a Sassinoro, nell'area Pip di una città che conta poco più di 600 abitanti. Un mega impianto di compostaggio, al confine con il Molise, in pieno parco regionale del Matese, a pochissimi metri dal fiume Tammaro e dalla diga di Campolattaro: nemmeno l'amministrazione comunale del territorio poteva immaginare che l'autorizzazione concessa per il compostaggio intercomunale rilasciato a condizioni diverse, potesse diventare l'incubo di un popolo e di un polmone verde come quello in località Pianelle. Il pm Vincenzo Montemurro, titolare dell'inchiesta Sarastra che ha portato allo scioglimento del Comune di Scafati per camorra sta continuando ad indagare su quel filo sottile che lega il mondo imprenditoriale dalla Provincia di Salerno e di Napoli con esponenti politici della Regione Campania di Pd e Forza Italia. Intanto dalla Procura di Salerno l'inchiesta si allarga: nel gioco di nomi, cose e città, si è arrivati fino a Sassinoro. I nomi sono quelli della società New Vision Srl che ha avuto l'autorizzazione regionale per realizzare l'impianto, nonostante il parere contrario di comuni del comprensorio, Provincia di Benevento e comunità Montana. Ma chi sono gli imprenditori? Si tratta di Rosaria Longobardi (amministratrice unica della società), scafatese doc di nota famiglia di imprenditori, ex delegata nazionale del Pd a Pompei e parte attiva dei dem, suo marito Michele Genovese, neurochirurgo ex candidato sindaco in quota Pdl a Pompei, sua sorella Carmela Longobardi e la nipote, Maddalena Sessa, poco più che 30enne. Lady Longobardi, è madre di Diego Chirico, ex assessore della Giunta di Angelo Pasqualino Aliberti, sciolta per camorra. Fedelissimo dell'ex sindaco ora detenuto ai domiciliari per voto di scambio politico mafioso, l'avvocato Chirico risulta indagato insieme alla moglie Roberta Iovine (ex dipendente a tempo del piano di zona dell'Agro) nel procedimento Sarastra, per abuso d'ufficio. Nella New Vision srl, agli atti del comune di Sassinoro, Diego Chirico risulta come legale, insieme all'avvocato Lorenzo Lentini.
Nel mirino c'è l’autorizzazione della Regione Campania, alla realizzazione e gestione di un impianto di messa in riserva, trattamento e recupero rifiuti per la produzione di compost, nel
comune di Sassinoro, su richiesta della ditta New Vision. L’impianto sorge in un'area molto ricca da un punto di vista naturalistico ed ha una capacità di trattamento pari 22.000 tonnellate annue di FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani). Su quell'impianto, c'è in corso una battaglia tra Comuni della valle del Tammaro, Comitato di tutela e Provincia, contro la Regione Campania e la società New Vision: guerra legale, giudiziaria, politica e civile. Il comitato ha interpellato il Governo e la Procura di Benevento: davanti a possibili legami politici, però si è accesa un'altra luce, quella della Procura Antimafia di Salerno.

Lady Longobardi illuminata sulla via verso Benevento diventa regina del compostaggio fuori provincia

Lady Longobardi, da imprenditrice del settore immobiliare a regina del compostaggio: gli insospettabili quattro stanno mettendo su l'impero dei rifiuti organici ai confini della Campania. Un affare di famiglia: lei, Rosaria Longobardi, volto noto del Pd regionale e nazionale. Matriarca di una delle famiglie più facoltose di Scafati, Rosaria Longobardi ha la radici in città ma è pompeiana di adozione. A Scafati qualche mese fa fu diffidata dal Comune per gli abusi edilizi in alcune sue proprietà in via Fermi, dove vive e lavora suo figlio, l'ex assessore Diego Chirico. Lui, suo marito il neurochirurgo Michele Genovese, ex candidato sindaco a Pompei in quota Pdl, vicino al gruppo forzista regionale di Cesaro, Paolino & Co. L'altra, Carmela Longobardi, docente, sorella di Rosaria e sua figlia, Maddalena Sessa, giovanissima imprenditrice del settore rifiuti. Tutti neofiti della waste generation con una società da 10mila euro di capitale sociale e prospettive di guadagni e finanziamenti da capogiro. Niente male per le new entry del settore che hanno acquisito il progetto di pontificare a Sassinoro dall'imprenditore del Vesuviano, Angelo Miranda, per poi allontanarsene e prendere in mano un progetto ben differente. Inizialmente il sito di compostaggio doveva ospitare 9 tonnellate di rifiuti organici, a fronte delle 22mila previste adesso e autorizzate in volata solo dalla Regione. I quattro “novelli” stanno combattendo contro tutto e tutti gli enti territoriali e popolazioni sannite con un solo obiettivo: aprire un sito di compostaggio secondo cui, stando alle relazioni di due tecnici allegate al dossier del Comitato civico, il guadagno risulterebbe anche scarso se non inesistente. Per non parlare poi della responsabilità di aprire un sito di compostaggio su una faglia attiva sismicamente e sopra una falda acquifera. Il comitato si chiede il perchè di tanta insistenza e così, ha posto la domanda ai magistrati.

La battaglia di enti locali, popolazioni, chiesa, Provincia e comunità montana contro l'impianto di compostaggio

“Si tenessero i rifiuti nella loro città, li portassero a Scafati e Pompei”: sono inferociti i rappresentanti del comitato civico “Rispetto e tutela del territorio” nei confronti della società New Vision srl con sede legale a Pompei, nello studio di un noto commercialista di via Lepanto. Quel sito di compostaggio è per loro motivo di ansia e di paura per quanto potrebbe accadere al territorio. A chiederne lo stop anche il vescovo di Benevento e quello della vicina provincia molisana. Era inizio dicembre 2017 quando fu siglato l’accordo di programma tra Regione Campania, Provincia di Benevento e SAMTE srl per la riqualificazione dell’impianto STIR di Casalduni, con l’apertura di una linea di lavorazione FORSU avente la capacità di 30.000 tonnellate annue, tale da coprire il fabbisogno dell’intera provincia di Benevento. Lo STIR di Casalduni e il sito di Sassinoro, individuato dalla ditta proponente New Vision srl, distano appena 12 chilometri. Eppure la regione ha dato il via libera e si rischia così di far diventare l'intera zona una discarica pericolosa per la natura e per la salute dei cittadini del comprensorio. La spropositata potenzialità dell'impianto compromette tutte le iniziative promosse dalle amministrazioni locali – coinvolte nel processo decisionale solo nella fase finale - per la valorizzazione e la tutela delle risorse agricole e turistiche in quella che è un’area di spiccata valenza ambientale compresa nel Parco Nazionale del Matese. Dubbi sulla regolarità dell'iter avevano anche spinto il Comitato a presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Addirittura il Consiglio Provinciale di Benevento, aveva preso atto del lavoro istruttorio della VII Commissione Consiliare della Regione Campania “Ambiente, Energia e Protezione Civile”, e, dunque aveva chiesto di bloccare un insediamento che sarebbe devastante per l’ambiente ed il paesaggio dell’Alto Tammaro in piena perimetrazione del Parco Nazionale del Matese, non tiene conto della Carta Europea del Paesaggio del 2000, che coinvolge il potere di decisione da parte dei cittadini, né tiene conto dei Siti di Interesse Comunitario. Inoltre, secondo la Provincia tale impianto sorgerebbe, in dispregio delle disposizioni del Piano di Coordinamento territoriale della Provincia di Benevento, fatto proprio dalla Regione, a 270 metri dalla sponda del fiume Tammaro che alimenta la più grande diga del Mezzogiorno, quella di Campolattaro, inquinandola irrimediabilmente. In più si tratterebbe di un sito che si fonda su dati del tutto sballati, calibrati per un piccolo impianto comunale a servizio dei piccoli Comuni circostanti, e che, inopinatamente vengono utilizzati per le necessità infinitamente superiori per un impianto che dovrebbe trattare 22mila tonnellate annue di rifiuti, provenienti, in violazione del “principio di prossimità” da chissà dove. Non terrebbe neppure conto dell’impossibilità di cambiare destinazione d’uso all’edificio dismesso nel quale dovrebbe sorgere, né della stessa mancanza di spazio fisico per le manovre dei Tir. Stando al deliberato della Provincia, nell'ok a tale impianto la Regione non ha convocato né, successivamente, ammesso in Conferenza di Servizio l’Ato rifiuti di Benevento, che pure è istituito con legge della Regione Campania ed ha competenza specifica in materia, né terrebbe conto del parere negativo del Ministero dell’Ambiente, della Regione Molise, della Provincia di Campobasso e dei Comuni molisani confinanti, delle Istitutioni locali (Comuni, Comunità Montana Alto Tammaro) sannite.

Incontro in Prefettura, fumata nera per il comitato che promette battaglia

Ieri per il comitato un altro incontro in Prefettura con fumata nera tra il presidente del Comitato Nicola Zacchino, il sindaco Pasqualino Cusano e i vertici della New Vision: “Non vogliono sentire ragioni, non tengono conto neppure del rischio sismico di un territorio che si trova in una faglia attiva, né della vicinanza del Tammaro, di case e di scuole: chiediamo venga rifatto l'iter autorizzativo coinvolgendo tutti gli enti preposti. L’incontro non ci soddisfa noi restiamo sulle nostre posizioni” dichiara il presidente Zacchino. Intanto, si aspetta il prossimo 8 gennaio quando il Tar Campania dovrà esprimersi sulla vicenda e sulle autorizzazioni in merito alla valutazione delle possibile interferenze ambientali.

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