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Introspezioni dall'esterno. che cosa resta dell'uomo che si incammina verso il transumanismo? La mostra collettiva a Pagani

29 Luglio 2025 Author :  

di Gerardo Sinatore

Senza passione non so scrivere, specialmente di Arte e di Politica. Ho sempre bisogno di forti motivazioni per farlo; in questo caso, esse si concretano nelle qualità personali e comunicative dei miei amici artisti, Antonio Pace (per me, Apax), Alfonso Pepe e Angelo Forino e, soprattutto, nel tema individuato per presentare i loro lavori nella mostra che si terrà il 1° agosto a Pagani presso l’Auditorium Comunale Sant’Alfonso, sotto l’egida del Comune: “Introspezioni dall’Esterno. Che cosa resta dell’uomo, che si incammina verso il Transumanismo?”.

Ad Antonio Pace, che definisco un neo-rinascimentale per la prospettiva manifesta del suo genio leonardesco e per l’abilità descrittiva dei suoi lavori, gli riconosco, suo malgrado, un sottaciuto “umanismo” che rivela proprio nel dare “bellezza” ai suoi uomini-macchina i quali a prima vista restano indelebilmente impressi nelle menti di chiunque. Queste opere molto particolareggiate ed armoniose sussumono la fusione di tempi, di saperi e di tecniche in nuovi paradigmi estetici e filosofici inneggiando alla perfezione dell’essere umano alle soglie della sua nuova dimensione “demiurgica”. Trovo molto interessanti questi lavori i quali, pur rimbalzando dal simbolismo al surrealismo, non sono affatto propaggini né dell’uno né dell’altro ma costituiscono, invece, un vero unicum artistico, ideale ed esecutivo.

Il neo-espressionista Alfonso Pepe, da me ritenuto un neo-radicalista perché contrario a questa gabbia neo-tecnologica che costringe nella sua totalità l’umanità e del quale ho già curato una mostra presso la Baccaro Art Galery qualche anno fa, presenta invece una serie di nuove opere ma di maggiore forza e profondità comunicativa che vogliono tracciare, radicalmente, un limite salvifico - per l’uomo inconsapevole della “degenerazione” antropologica e culturale in corso - tra l’umanismo e questo distopico moloch trans-umanista che abbaglia con l’immortalità del corpo mentre mira all’annientamento dell’umano: volti materici appena accennati (o forse maschere tribali) coniugati a materiali e oggetti in decadenza (come i libri), nel loro declinarsi dicono più dei grafiti di Basquiat ed urlano più di Munch. Nella loro potenza c’è tutta la loro urgenza, come ha scritto Marco Visconti.

Le opere di Angelo Forino, con le sue inattese espressioni di un’arte autentica quanto cruda e pura, fanno invece sconfinare, attraverso la sua abilità inventiva, i limiti restrittivi di questa società neo-totalitaristica-tecnologica mostrandone, dell’uomo, il senso dell’individualità, della sua irripetibilità ma soprattutto della sua imperfezione, dell’essenza della sua umanità: volti con sguardi incantati, pungenti, e scene romantiche, rimandano per sincerità a Debuffet e per il loro raffinato sentimentalismo a Chagall; io amo queste figure istintive e sognanti, amo l’affermazione della loro esistenza come amo, insieme all’Autore, il loro diritto di parlare e fare festa contro un mondo che più non gira per volare, ma rotola per schiacciare.

Antonio Pace, Alfonso Pepe e Angelo Forino, tre artisti dissimili con voci affabulanti, tuonanti e sussurranti, mostrano lo scontro di modelli di civiltà tra chi crede nelle radici naturali dell’uomo e nella sua sovranità, e chi ne affida all’evoluzione biotecnologica ed innaturale il suo destino. Riuscirà l’uomo a sottomettere l’uomo con i suoi inganni? Finché esisterà l’arte, NO!

A PROPOSITO DEL TRANSUMENSIMO.

Nel 2020, avevo già affrontato questo tema con articoli pubblicati su Nova, Flussi potenziali e sul mio profilo Facebook. Il Transumanismo o Transumanesimo è il contenitore di quei tanti progetti socio-politici-economici imposti, insieme al climate exchange (riscaldamento globale), alla transizione verde (riduzione di emissioni di gas serra, come l’anidride carbonica o CO2) e alla parità di genere (genderismo), per il raggiungimento di un unico grande progetto globalista: la Società Open, quella antistoricistica e fuori da ogni tradizione e regola, teorizzata originariamente da Popper.

Questi temi “imposti”, in quanto calati dall’alto da enti non statali senza che vi sia stato un numero considerevole di istanze popolari né verifiche di risultati con dibattiti sociologici e parlamentari, vengono individuati attraverso algoritmi affinché raccolgano un consenso generale tale da poter giustificare politicamente l’indebitamento degli Stati per le misure richieste. Cui prodest? Alle grandi banche e alle poche aziende planetarie biotecnologiche che agiscono in regime oligopolistico offrendo in cambio un maggior controllo dei popoli, chiamato “sicurezza”, e dei territori. Ma dietro ad ognuno di questi temi, poi raggiunti da nuove norme e diritti, c’è pronta una filiera industriale che persegue affari trilionari.

Il Transumanesimo, pensato nel 1998 da un filosofo svedese ed uno inglese che fondarono a tale scopo l’anti-antropocentrista World Transhumanist Association, oggi ribattezzata Humanity+ (plus), nasce come uno degli strumenti della “Quarta rivoluzione industriale”, progettata e sostenuta dal Technion, cioè dall’Israel Institute of Technology di Haifa, per mettere a reddito i grandi investimenti privati sull’intelligenza artificiale (AI), sulla tecno-genetica e sulle ultime innovazioni biotecnologiche. Infatti, il Transumanismo pretende quella trasformazione post-umana che libererebbe la razza umana dai propri vincoli biologici; in effetti, gli esseri umani, per questi “pensatori” materialisti, sono soltanto delle risorse dalle quali estrarre informazioni per alimentare l’intelligenza artificiale, che a step sarà poi impiantata nell’organismo umano, la quale deciderà il giusto da farsi e favorirà l’evoluzione umana allontanandola definitivamente dalla Natura.

Per i giovani millenials e per i nativi digitali della generazione Z (o Zoomer), per loro naturale inesperienza o meglio ancora per loro “innaturale” esperienza, il Transumanismo otterrà la felicità di poter vivere un futuro più comodo, con maggiori possibilità, all’insegna dell’indolenza fisica, della pace mentale e dell’immortalità. In ragione di ciò accettano, assecondandolo, questo avanzato paradisiaco progresso tecnologico, convinti che l’evoluzione dell’uomo consista nella sua ineluttabile trasformazione psicoattitudinale e morfologica pur sottovalutando, a mio avviso, l’atrofizzazione del pensiero emotivo e il riscatto richiesto, a suon di crescenti quanto insostenibili pagamenti, dai suoi ricchissimi ed intoccabili artefici, vita natural durante, per ottenere un pezzettino di libertà o l’illusione di una totale guarigione.

Uno dei profeti di questa evoluzione è il businessman George Soros, seguace di Popper, il quale afferma che “nessuna filosofia o visione del mondo è in possesso della verità”. Ebbene, a parte il fatto che lui ben sa come è facile manipolare qualsiasi verità a colpi di miliardi e pur volendo comprendere la sua affermazione, ritengo che proprio in virtù di ciò ognuno abbia il diritto di vivere la propria visione filosofica e ontologica senza indottrinamenti e coercizioni istituzionali. Sono stato sempre affascinato e aperto alle nuove possibilità ma protendo per uno sviluppo naturale dell’uomo attraverso un lento, saggio e maturo percorso culturale anziché attraverso una spinta imposta dall’ingordigia dei soliti pochi ricchissimi. Pertanto, poiché le reazioni collettive al Transumanismo sono ben poche, trovo questa mostra molto interessante perché l’Arte, più delle parole, delle tesi economiche e dei principi filosofici, sa esprimere la profondità dell’autentico sentire umano al netto di ogni ragione e posizione.

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