di Annamaria Porro
Sì perché le leggende napoletane si intrecciano con i luoghi di Napoli. Luoghi carichi di storia e di intrighi. I racconti antichi coinvolgono tanti quartieri napoletani, dai più chic ai più poveri. Le leggende napoletane sono state da sempre curiosità e fantasie di tanti letterati e poeti, tra i più famosi sicuramente ricorderemo Matilde Serao e Benedetto Croce. Ci hanno deliziato con i loro racconti talvolta anche stridenti tra loro. Le versioni non sempre si allineano ma è anche questo il bello dei racconti più antichi tramandati “oralmente ” dal popolo. Raccolte le proprie idee ogni scrittore ha aggiunto una sua “versione” dando vita ad affascinanti storie.
Il diavolo di Mergellina
Iniziamo col raccontare di una tela dipinta a meta del ‘500 da Leonardo da Pistoia conservata nella chiesa di Santa Maria del parto a Mergellina. Il quadro rappresenta San Michele Arcangelo che uccide il demonio. Il quadro è il simbolo del trionfo della fede sul male. In questo quadro il diavolo ha un volto: un volto di donna! Perché? Che significa? Il quadro fu commissionato da Diomede Carafa vescovo di Ariano Irpino, prelato, uomo estremamente potente della famiglia Carafa, follemente innamorato di Madonna Isabella ( identificata in Vittoria Colonna d’Avalos) un amore impossibile tra i due. La bellissima Madonna Isabella (identificata così in leggende napoletane di Matilde Serao). era dotata di una bellezza rara ma avida, nei confronti del Carafa era fredda e distaccata, Isabella amava un altro: Giovanni Verrusio amico d’infanzia del vescovo. Un amore struggente, una tentazione. Si racconta che Diomede Carafa sia riuscito a trionfare attraverso la fede e a fermare la forza carnale chiedendo aiuto ad un monaco dell’isola di Procida il quale chiese aiuto a San Michele Arcangelo. il soggetto della tela confermerebbe la sua liberazione dalla fissazione “amorosa”. Ancor ‘oggi chi vive un amore non corrisposto esprime queste parole « Si bella e ‘nfama comm’ o riavule ‘e Margellina. »
Munaciello
Un'altra leggenda che da sempre mi affascina e che ha diverse versioni è legata al Munaciello (piccolo monaco). Questa storia inizia nel centro storico di Napoli a metà del ‘400 al tempo di Alfonso d’Aragona. Si racconta che Caterina Frezza figlia di un ricco mercante si innamorò di un garzone, Stefano Mariconda. I due ragazzi si amavano moltissimo ma erano destinati a separarsi per via delle differenze economiche delle due famiglie. Nonostante le grandi difficoltà, i due giovanissimi si incontravano di nascosto, di notte. Una notte, però oltre a Caterina ci furono i parenti della giovane ad attendere i due innamorati, i cugini Frezza che uccisero il giovane, lasciando il suo cadavere per strada. Inutile spiegare la disperazione di Caterina che scappò di casa e fu accolta in un convento. Dopo poco nacque un bambino che portava una tunica da monaco che il popolo soprannominò munaciello per via della sua statura piccola con una testa grande. Il popolo un po’ lo temeva e un po’ lo rispettava per questa sua diversità. Quando il munaciello passava per i vicoli o toccava qualcosa accadeva sempre una situazione particolare talvolta fortunata e talvolta no. Uno spiritello un po’ dispettoso bisognoso di affetto ma soprattutto di accettazione.
Un'altra versione di questa leggenda molto conosciuta tra i vicoli della città racconta di come venivano pulite le acque dell’acquedotto Augusteo nelle viscere della città. Un acquedotto nato in epoca romana e che riforniva la città di acqua attraverso un’opera idraulica e di grande ingegneria. Napoli era l’unica città d’Europa a possedere l’acqua corrente in casa. Perché l’acquedotto si lega alla leggenda del monaciello? Perché per la manutenzione delle acque era necessario pulirle costantemente. Un uomo di bassa statura appunto un monaciello per via dell’abito che indossava ricordava un saio, doveva penetrare nelle profondità della terra e acrobaticamente pulire le differenti vasche di acqua per approvvigionare i palazzi soprastanti. Queste cisterne comunicavano direttamente con le case, e questo creava un contatto tra l’uomo e le donne che vivevano in casa. Questi incontri avvenivano tra le mura domestiche ed è qui’ che si consumavano tradimenti che spesso si trasformavano in regali economici. I mariti, quando rientravano trovavano somme di denaro sui comodini chiedendo spiegazioni alle mogli le quali candidamente rispondevano “è stato o’ munaciello”. Il monaciello quindi era uno spiritello buono e generoso. Un esempio bellissimo di raccontare i fatti o i tradimenti attraverso simboli della fortuna o della sfortuna che da sempre è forza e voce dei racconti del nostro popolo.
Palazzo Donn’Anna
Un'altra leggenda che racconta di gelosia, amore e tradimento è legata al Palazzo Donn’Anna a Posillipo. Il palazzo è una magnifica architettura situata nella parte occidentale del golfo di Napoli. Prende il nome dalla donna che visse nel ‘600, la potente Donn’Anna Carafa moglie del conte di Medina. Il palazzo per la sua bellezza è ancora oggi testimonianza del tempo in cui la Napoli spagnola viveva nel lusso più sfrenato. Qui si svolgevano feste di grande importanza e tutti i nobili erano coinvolti. In questo palazzo viveva anche la nipote del conte di Medina, la bellissima e giovanissima Donna Mercedes de las Torres innamorata dello stesso uomo di sua zia il cavaliere di Casapesenna. Tra le due donne si covava odio profondo, grande competizione ma a vincere fu sicuramente la terribile Anna di Carafa. La leggenda racconta che dopo un periodo di permanenza nel palazzo
la bellissima Mercedes, dopo l’affronto con la proprietaria, scomparve per sempre. La zia raccontava che Mercedes aveva deciso di prendere il velo, si chiuse in un convento segreto che non disse a nessuno. Inutili furono le ricerche che il cavaliere di Casapesenna innamorato perso di Donna Mercede, rivolse per ritrovare la sua donna. La giovanissima scomparve per sempre. E di questa storia si racconta che la folle gelosia di Donn’Anna, l’abbia fatta commettere un omicidio, pur di liberarsi definitivamente dell’incantevole nipote. Ed in questo magnifico palazzo in alcune serate d’estate sia possibile vedere i due bellissimi ragazzi intorno alle fauci del palazzo, in mezzo al mare. Culla per sempre il loro amore.
La meraviglia di queste leggende sono i racconti di vita, di morte, di bellezza e soprattutto sottolineano l’oscurità dell’animo umano. E proprio nel significato di leggenda che si ritrova la verità che e’sempre posta nel mezzo tra realtà e fantasia.
Storie di leggende e luoghi affascinanti di Napoli.
Sì perché le leggende napoletane si intrecciano con i luoghi di Napoli. Luoghi carichi di storia e di intrighi. I racconti antichi coinvolgono tanti quartieri napoletani, dai più chic ai più poveri. Le leggende napoletane sono state da sempre curiosità e fantasie di tanti letterati e poeti, tra i più famosi sicuramente ricorderemo Matilde Serao e Benedetto Croce. Ci hanno deliziato con i loro racconti talvolta anche stridenti tra loro. Le versioni non sempre si allineano ma è anche questo il bello dei racconti più antichi tramandati “oralmente ” dal popolo. Raccolte le proprie idee ogni scrittore ha aggiunto una sua “versione” dando vita ad affascinanti storie.
Il diavolo di Mergellina
Iniziamo col raccontare di una tela dipinta a meta del ‘500 da Leonardo da Pistoia conservata nella chiesa di Santa Maria del parto a Mergellina. Il quadro rappresenta San Michele arcangelo che uccide il demonio. Il quadro è il simbolo del trionfo della fede sul male. In questo quadro il diavolo ha un volto: un volto di donna! Perché? Che significa? Il quadro fu commissionato da Diomede Carafa vescovo di Ariano Irpino, prelato, uomo estremamente potente della famiglia Carafa, follemente innamorato di Madonna Isabella ( identificata in Vittoria Colonna d’Avalos) un amore impossibile tra i due. La bellissima Madonna Isabella (identificata così in leggende napoletane di Matilde Serao). era dotata di una bellezza rara ma avida, nei confronti del Carafa era fredda e distaccata, Isabella amava un altro: Giovanni Verrusio amico d’infanzia del vescovo. Un amore struggente, una tentazione. Si racconta che Diomede Carafa sia riuscito a trionfare attraverso la fede e a fermare la forza carnale chiedendo aiuto ad un monaco dell’isola di Procida il quale chiese aiuto a San Michele Arcangelo. il soggetto della tela confermerebbe la sua liberazione dalla fissazione “amorosa”. Ancor ‘oggi chi vive un amore non corrisposto esprime queste parole « Si bella e ‘nfama comm’ o riavule ‘e Margellina. »
Munaciello
Un'altra leggenda che da sempre mi affascina e che ha diverse versioni è legata al Munaciello (piccolo monaco). Questa storia inizia nel centro storico di Napoli a metà del ‘400 al tempo di Alfonso d’Aragona. Si racconta che Caterina Frezza figlia di un ricco mercante si innamorò di un garzone, Stefano Mariconda. I due ragazzi si amavano moltissimo ma erano destinati a separarsi per via delle differenze economiche delle due famiglie. Nonostante le grandi difficoltà, i due giovanissimi si incontravano di nascosto, di notte. Una notte, però oltre a Caterina ci furono i parenti della giovane ad attendere i due innamorati, i cugini Frezza che uccisero il giovane, lasciando il suo cadavere per strada. Inutile spiegare la disperazione di Caterina che scappò di casa e fu accolta in un convento. Dopo poco nacque un bambino che portava una tunica da monaco che il popolo soprannominò munaciello per via della sua statura piccola con una testa grande. Il popolo un po’ lo temeva e un po’ lo rispettava per questa sua diversità. Quando il munaciello passava per i vicoli o toccava qualcosa accadeva sempre una situazione particolare talvolta fortunata e talvolta no. Uno spiritello un po’ dispettoso bisognoso di affetto ma soprattutto di accettazione.
Un'altra versione di questa leggenda molto conosciuta tra i vicoli della città racconta di come venivano pulite le acque dell’acquedotto Augusteo nelle viscere della città. Un acquedotto nato in epoca romana e che riforniva la città di acqua attraverso un’opera idraulica e di grande ingegneria. Napoli era l’unica città d’Europa a possedere l’acqua corrente in casa. Perché l’acquedotto si lega alla leggenda del monaciello? Perché per la manutenzione delle acque era necessario pulirle costantemente. Un uomo di bassa statura appunto un monaciello per via dell’abito che indossava ricordava un saio, doveva penetrare nelle profondità della terra e acrobaticamente pulire le differenti vasche di acqua per approvvigionare i palazzi soprastanti. Queste cisterne comunicavano direttamente con le case, e questo creava un contatto tra l’uomo e le donne che vivevano in casa. Questi incontri avvenivano tra le mura domestiche ed è qui’ che si consumavano tradimenti che spesso si trasformavano in regali economici. I mariti, quando rientravano trovavano somme di denaro sui comodini chiedendo spiegazioni alle mogli le quali candidamente rispondevano “è stato o’ munaciello”. Il monaciello quindi era uno spiritello buono e generoso. Un esempio bellissimo di raccontare i fatti o i tradimenti attraverso simboli della fortuna o della sfortuna che da sempre è forza e voce dei racconti del nostro popolo.
Palazzo Donn’Anna
Un'altra leggenda che racconta di gelosia, amore e tradimento è legata al Palazzo Donn’Anna a Posillipo. Il palazzo è una magnifica architettura situata nella parte occidentale del golfo di Napoli. Prende il nome dalla donna che visse nel ‘600, la potente Donn’Anna Carafa moglie del conte di Medina. Il palazzo per la sua bellezza è ancora oggi testimonianza del tempo in cui la Napoli spagnola viveva nel lusso più sfrenato. Qui si svolgevano feste di grande importanza e tutti i nobili erano coinvolti. In questo palazzo viveva anche la nipote del conte di Medina, la bellissima e giovanissima Donna Mercedes de las Torres innamorata dello stesso uomo di sua zia il cavaliere di Casapesenna. Tra le due donne si covava odio profondo, grande competizione ma a vincere fu sicuramente la terribile Anna di Carafa. La leggenda racconta che dopo un periodo di permanenza nel palazzo
la bellissima Mercedes, dopo l’affronto con la proprietaria, scomparve per sempre. La zia raccontava che Mercedes aveva deciso di prendere il velo, si chiuse in un convento segreto che non disse a nessuno. Inutili furono le ricerche che il cavaliere di Casapesenna innamorato perso di Donna Mercede, rivolse per ritrovare la sua donna. La giovanissima scomparve per sempre. E di questa storia si racconta che la folle gelosia di Donn’Anna, l’abbia fatta commettere un omicidio, pur di liberarsi definitivamente dell’incantevole nipote. Ed in questo magnifico palazzo in alcune serate d’estate sia possibile vedere i due bellissimi ragazzi intorno alle fauci del palazzo, in mezzo al mare. Culla per sempre il loro amore.
La meraviglia di queste leggende sono i racconti di vita, di morte, di bellezza e soprattutto sottolineano l’oscurità dell’animo umano. E proprio nel significato di leggenda che si ritrova la verità che e’sempre posta nel mezzo tra realtà e fantasia.