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"La bella rima che fiorisce tra i versi", a Sarno la presentazione del libro di Vincenzo Salerno

24 Gennaio 2024 Author :  

"La bella rima che fiorisce tra i versi" - H.W. Longfellow e Dante , è il titolo dell' ultimo libro di Vincenzo Salerno, professore Dipsum - Unisa. Il libro edito da Francesco D'Amato, sarà presentato a Sarno, nel salone delle conferenze, Polo Sanitario "La Filanda", venerdì 26 gennaio. Ore 17. Saluti istituzionali Rosa Giulio (Dipsum - Unisa); Alfredo Scavone (Nuova Officina Onlus). Intervengono: Trifone Gargano (Sams - Uniba); Alberto Granesi (Dipsum - Unisa); Emma Tortora (Liceo "T. L. Caro). Modera: Paola De Vivo (Liceo T. L. Caro). Intermezzo musicale: Maestro Celestino Pio Caiazza.

"La bella rima che fiorisce tra i versi"

«Un giovane di statura media, scuro, malinconico, pensoso in volto. Ha grossi occhi, il naso aquilino, il labbro inferiore pronunciato, folti i capelli e la barba, nera e crespa. Il suo incedere è sicuro e solenne. Indossa una tunica lunga e morbida, sandali ai piedi e in testa una berretta dalla quale due fasce larghe scendono fino alle spalle. Questi è Dante». Dante, di Henry Wadsworth Longfellow, fu scritto agli inizi del 1838 – durante gli anni dell'insegnamento universitario a Harvard – e pubblicato, per la prima volta, nella ristampa (datata 1857) del volume di testi in prosa Outre-Mer, come capitolo degli Essays on the Italian and French Languages and Poetry. Le stesse pagine furono successivamente riproposte – in forma autonoma di saggio – nell'edizione definitiva della versione della Divine Comedy che Longfellow consegnò alle stampe nel 1867; collocate in apertura del quarto volume, insieme con altre "literary illustrations" a corredo dell'opera resa in lingua inglese. Sulla falsariga di una biografia romanzata, Longfellow arricchisce il 'ritratto dantesco' con precisi riferimenti al tempo in cui il poeta fiorentino visse, «un'epoca di violenza, quando a prevalere era la legge della forza»; ricostruisce la tradizione letteraria italiana antecedente a Dante, dal «primo dei poeti italiani» Ciullo d'Alcamo fino a Guido Guinizzelli e a Guido Cavalcanti; rimanda alle sue opere più importanti, con particolare attenzione alla Divina Commedia. Alla traduzione italiana del saggio di Longfellow si aggiungono, in questo volume, sette sonetti d'ispirazione dantesca: i sei componimenti che il poeta americano premise alle Cantiche della sua Divine Comedy e un ulteriore 'ritratto' in versi del "Toscano", che «pellegrino» va «per i regni oscuri».

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