di Annamaria Porro
Gli artisti studiavano a Napoli perché vi erano grandi maestri, basti ricordare Nicola Porpora, un noto compositore italiano del ‘600, che scrisse lo Stabat Mater, brano disposto per i “castrati” e che ancora oggi si suona nella bellissima chiesa di San Ferdinando in piazza Trieste e Trento il venerdì di Passione. Ho nominato i “ castrati” una categoria di cantanti di sesso maschile che in età della pubertà, venivano sottoposti ad un intervento di castratura. Era una pratica molto rischiosa e avveniva in condizioni sanitarie davvero inaccettabili, spesso i ragazzi sottoposti all’operazione perdevano la vita o quando andava bene l’intervento, non portava i risultati canori sperati e allora perché si faceva? Dal ‘600 partirà questa pratica illegale ma “ tollerata” anche dalla Chiesa, perché le donne erano interdette al canto e la voce femminile raggiunge acuti che gli uomini con voce matura non possono raggiungere. Con questa deplorevole pratica gli uomini avevano qualità canore addirittura superiori alle donne. Una pratica che andò avanti per diversi secoli. Solo nel XX secolo e stata ufficialmente abbandonata.
Richiesta altissima di voci “acute” e c’era tanta povertà
Facciamo un passo un salto nella storia musicale, ritorniamo appunto al ‘600 quando inizia questa pratica d’intervento sui ragazzi giovanissimi. C’era una richiesta altissima di voci “acute” e c’era tanta povertà. A quel tempo le famiglie povere portavano i propri figli in orfanotrofi, qui imparavano il canto e se erano bravi venivano “castrati” per mantenere le loro doti canore e per “fruttare” al maestro di musica e alla famiglia. Un vero commercio di voci e a Napoli, dove abbondavano le famiglie povere di giovani senza un futuro ce ne erano tanti e le scelte erano o la strada o l’orfanotrofio. Quando poi la richiesta di voci andò affermandosi sempre più, questi orfanotrofi si trasformarono in conservatori dove si studiava musica con bravi Maestri.
Ai conservatori due categorie di studenti
Ai conservatori erano presenti due categorie di studenti: la prima erano i poveri cioè i “ castrati” dove si stabilivano i pagamenti al Maestro in base ad un contratto stipulato con la famiglia del minore, la seconda erano giovani di famiglie benestanti che pagano una retta all’Istituto per essere assistiti da un Maestro di Musica. Il più importante “castrato” fu Caffarelli. Un ragazzo di umili origini che divenne famoso in tutt’Europa grazie alla sua splendida voce. Per questi importanti motivi sociali, Napoli vantava tanti conservatori. Legati alla fortuna o alla sfortuna di nascere in una città povera per gli ultimi ma, con una grandi opportunità musicali e sensibilità artistica. La storia musicale continuerà per fortuna senza più castrati, nel XIX secolo, con grandi cantanti che hanno dato a Napoli la notorietà oltreoceano, grazie a personaggi come il grande Tenore Enrico Caruso. Caruso, un ragazzo di umili origini, si esibì prima al Teatro di San Carlo ma non fu un successo, decise di partire per l’America Lo sbarco oltreoceano fu per lui e per la musica napoletana un vero successo. Caruso con O’ sole mio diffuse la melodia partenopea donando alla canzone napoletana un’universalità e un’identità musicale mondiale che ancor’oggi ci riconoscono.