Quinto verdetto della Corte di Cassazione contro il Comune di Sarno sui risarcimenti ai familiari delle vittime della frana del 5 maggio del 1998 «Il Comune è responsabile diretto». Il sindaco Giuseppe Canfora, dai microfoni di una tv nazionale, sbotta «Questa non è giustizia. E' un'infamia».
Una nuova ordinanza è stata emessa dalla Terza sezione civile della Corte di Cassazione riguardante la vicenda dei risarcimenti ai familiari delle vittime dell’alluvione di Sarno. Questa volta, gli Ermellini, cassando la sentenza impugnata dallo Stato, hanno fatto riferimento alla responsabilità diretta del Comune di Sarno, alla cosiddetta “responsabilità aquilana” e alla solidarietà tra i coobbligati, demandano alla Corte di Appello di Salerno di quantificare i risarcimenti a carico del Comune di Sarno, nonché la quantificazione delle spese di giudizio in Corte di Cassazione. La controversia sottoposta al vaglio della Terza Sezione presieduta dal magistrato Giacomo Travaglino, è legata alla tragica scomparsa del ventisettenne Tommaso Costabile, deceduto il 5 maggio 1998 mentre accompagnava in auto la fidanzata Rosa Maria Marmo al suo negozio in viale Margherita.
La controversia trae origine dalle impugnazioni azionate dalle amministrazioni centrali dello Stato, quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’interno, che avevano ritenuto errate le decisioni del Tribunale Civile e della Corte di Appello di Salerno poiché escludevano la domanda di regresso (accolta solo ai danni dell’ex sindaco) nei confronti del Comune di Sarno per recuperare le somme corrisposte ai familiari delle vittime della frana.
Pertanto, come nel caso del risarcimento per la morte di Tommaso Costabile, qualche anno fa è iniziata la raffica di ricorsi in Cassazione da parte dell’Avvocatura dello Stato in rappresentanza del Governo e del Viminale. Sulle pronunce della Cassazione, nei giorni scorsi, si è espresso il sindaco di Sarno Giuseppe Canfora ai microfoni di un’emittente televisiva nazionale. Il primo cittadino ha sottolineato che si tratta di decisioni ingiuste e tardive, nonché dannose per le nuove generazioni costrette a pagare i danni di quella tragedia. «Una sentenza del genere, non dico che è ridicola, ma è un’infamia e una cattiveria senza fine. Non è giustizia questa. Condannare la città e la comunità a un risarcimento non può essere giustizia. Mi sento sentito offeso di queste sentenza tardiva, inutile e soprattutto infame” ha affermato Canfora.