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“Nacchere, tammorre e feste”, si balla la Tammurriata

17 Aprile 2024 Author :  

di Francesco Apicella

Giuvinotto, sapete abballare?” mi chiese un’attempata signora, in piedi, davanti a me, masticando un italiano maccheronico, e io:”Certo, che so ballare, in discoteca sono un campione!” “Overo?!? E, allora, jammo, jà, venite cu‘ me, a chi aspettate? ‘A carrozza?!” “Signora, ma questa è una tammurriata, un ballo infernale, mozzafiato, non so se voi…” “Uh Maronna, quante chiacchiere! Nun pensate a me, pensate a vuje, venite!” E senza aspettare risposta, mi afferrò per un braccio e mi trascinò su una specie di palco in legno. Circondati da un concerto di voci incitanti, da un battito corale di mani, dal suono avvincente delle tammorre, insieme ad altre coppie, ballammo per quasi un’ora al ritmo di una forsennata e interminabile“tammurriata”. A un certo punto mi fermai, ansimando; mi sedetti per terra, distrutto, incapace di muovermi; la vecchietta, instancabile, cercava di farmi rialzare “Jamme, giuvinò, venite ccà” “Signora, non ce la faccio più, sono stanco, mi fanno male le gambe, abbiate pietà!” “Uè Maronna! E che tenite, ‘e cosce ‘e porcellana?”. Delusa dal mio ritiro, trovò un altro cavaliere e, rossa in viso, “comm’a nu’ ammariello” (come un gamberetto), continuò a danzare imperterrita, come una Baccante invasata, ancora più sciolta e scatenata di prima. Mi resi conto che la carica energetica di una persona è inversamente proporzionale alla sua data anagrafica.

 

Era la notte del 14 agosto e io che, allora, avevo 25 anni, mi trovavo immerso nell’atmosfera magica, sacra e profana, della festa dell’Assunta, che si tiene ogni anno in onore dell’Assunzione in Cielo della Vergine Maria, a Materdomini, una frazione del comune di Nocera Superiore. “Quand’ero ragazzo” mi raccontava mio padre “non c’erano ancora le macchine, come oggi e, per recarsi alla festa, si andava a piedi, incamminandosi subito dopo il tramonto, ci si metteva in marcia e, “chiappeco, chiappeco”(piano, piano) si raggiungeva il Santuario; ma, poichè non tutti ce la facevano a fare quel lungo cammino, a piedi, molti, soprattutto i contadini dei comuni più lontani, si organizzavano e allestivano tanti “sciaraballi”, su cui tutti potevano salire, seduti o in piedi, cantando e ballando. Lo “sciaraballo”( dal francese Char-a-bancs, che vuol dire carro dotato di panche di legno, trainate da a cavalli o buoi’ n.d.r) era un carretto tirato, di solito, da un cavallo ed era addobbato a festa con fiori, nastri, salami, caciocavalli, altre leccornie varie e immagini della Madonna, a cui si intonava, grati, il canto “Sagliste ‘ncielo core e’ Maria”. La festa inizia già il 6 agosto ma raggiunge il suo apice alla vigilia di Ferragosto, quando tutta l’area che circonda il Santuario si riempie di bancarelle, di fedeli, di giochi, di canti, di botti e, in onore della Madonna di Materdomini, si può gustare la tradizionale “Palatella con la ‘mpupata e le alici salate di Cetara”, accompagnata da qualche bicchiere di vino rosso con le percoche dentro e, per finire, una bella “fella di melonessa”, cioè una fetta di anguria.

 

Dopo lo spuntino non si può fare a meno di partecipare o di assistere all’esecuzione di una sfrenata e indiavolata tammurriata, animata dal suono fragoroso e carismatico delle tammorre e degli altri strumenti che l’accompagnano. Con il termine ‘tammurriata’ non si intende solo una canzone accompagnata dal ritmo incalzante e affascinante della ‘tammorra’, il tipico tamburo napoletano, ma anche una danza tradizionale della Campania dal ritmo frenetico,che affonda le sue radici nelle antiche danze del mondo greco, nei riti dionisiaci e nelle danze tradizionali dei popoli campani, come i Sanniti; erede di queste danze greco-romane del passato, la tammurriata, nota anche come “o ballo ‘ncopp’o tammurro”e come “’o ballo de’ campagnuole”, ne ha conservato nel tempo gli aspetti più essenziali, continuando così la tradizione di danza rituale della sessualità e della fertilità della terra, fonte di vita e madre di ogni cosa.

 

La tammurriata è una danza che si balla esclusivamente in coppia (coppia che può essere formata da un uomo e una donna, da due uomini o da due donne), tenendo tra le mani le castagnette, simili alle nacchere, (dallo spagnolo castañuelas) e agitando le braccia e il busto con movimenti sinuosi e cadenzati. Il ritmo è binario ed è scandito dalla tammorra, un grande tamburo a cornice dipinta con sonagli di latta sul bordo e, a volte, nastri colorati. Al tamburo, che è lo strumento solista, si aggiungono una voce maschile o femminile, le castagnettee altri strumenti musicali, tipici della tradizione musicale campana, come il Sisco, che è un flauto particolare, proveniente dal lago Patria, il Triccaballacche, lo Scetavajasse, il flauto dolce, il doppio flauto a becco, la tromba degli zingari e il Putipù o Caccavella. A volte, agli strumenti si aggiunge anche la fisarmonica, presente soprattutto nello stile vesuviano sarnese-sommese della tammurriata , che trova la sua massima espressione folcloristica nelle danze per la festa della Madonna delle Tre Corone, che si festeggia il 15 agosto, il giorno dell’Assunta, a Sarno, importante comune dell’Agro Nocerino che, da sempre, conserva intatte, con orgoglio e profonda sacralità, le sue ataviche tradizioni popolari. Sempre nello stesso stile di tammurriata esemplari sono le danze per la festa della Madonna Greca di Montevergine, che si tiene l’8 e il 12 settembre e la festa in onore della Madonna del Carmine che ricorre il Lunedì dell’Angelo e il 16 luglio.

Non appena la tammorra incomincia a scandire il ritmo della danza, tra i potenziali danzatori, attraverso un gioco di sguardi,si stabilisce un’intesa e si formano le varie coppie. Durante la tammurriata non vi sono barriere tra danzatori e spettatori. Tutti possono partecipare alla danza e si formano dei cerchi, all’interno dei quali si trovano suonatori, cantatori, danzatori e spettatori. Il cerchio rappresenta un modo corale per fermare il tempo in quel momento magico di estasi e di totale abbandono e dimenticare così, con l’ ebbrezza della danza, la dura realtà della vita di ogni giorno. Quando il ritmo diventa più stretto e frenetico, uno dei due danzatori assume un ruolo aggressivo di corteggiamento o di sfida e l’altro può accettare il corteggiamento o respingerlo. Questa fase del ballo è la più incalzante e coinvolgente e prende il nome di ‘vutata’ o rotella. Se c’è il rifiuto la coppia si scioglie, subentra allora un altro partecipante, come potenziale corteggiatore, e si forma una nuova coppia. La vutata di solito si effettua in senso antiorario e non vi è limite di tempo alla danza, se non lo sfinimento fisico. La danza finisce quando la coppia, ormai esausta, non ce la fa più a continuare e si abbandona, sfinita, perdendo quasi coscienza.

 

La tammurriata si balla nelle feste religiose in onore delle Sette Madonne, che sono 7 sorelle: la Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, la Madonna a Castello di Somma Vesuviana, la Madonna delle Galline di Pagani, la Madonna dei Bagni di Scafati, la Madonna dell’Avvocata di Maiori, la Madonna Greca di Montevergine della provincia di Avellino e la Madonna di Briano della provincia di Caserta e si balla anchedurante alcune feste ed eventi culturali, come la Festa della Tammorra a Somma Vesuviana. A queste 7 Madonne corrispondono vari stili di tammurriata, che variano a seconda del luogo di provenienza: l’Agro Nocerino-Sarnese, la Costiera Amalfitana, l’Agro Avellinese e l’Agro Casertano. Le differenze tra gli stili riguardano la gestualità nell’esecuzione della danza e il messaggio che essa vuole trasmettere: danza di corteggiamento, di combattimento o ludica. Le più vivaci e pittoresche, oltre alle già citate ‘danze di Sarno’ per la festa della Madonna delle Tre Corone, sono: la ‘tammurriata della Madonna di Materdomini (Nocera Superiore), il 14 agosto, alla vigilia della festa dell’Assunta, la tammurriata della Madona dei Miracoli (Nocera Inferiore), il martedì dopo Pasquetta e quella di Pagani, per la festa della Madonna delle Galline, a cui ho assistito, personalmente, con gioia.La domenica in Albis (la domenica che viene dopo quella di Pasqua) a Pagani si tiene una tammurriata indimenticabile, travolgente ed emozionante. Si balla alla “pavanese”. La festa si apre già il venerdì, gruppi di cantori si presentano davanti alla porta della chiesa della Madonna delle Galline per salutare la Madonna con canti ‘a ffigliola’( sono dei canti intonati per il culto della Madonna). Tutto il paese partecipa alla processione, seguendo la statua della Madonna, a cui il popolo devoto offre vari volatili, sopratutto galline e colombi, ma anche tacchini, anitre e pavoni, i quali, incuranti del baccano della festa, se ne stanno buoni, buoni, appollaiati sul capo, sulle braccia, sul manto e ai piedi della Madonna. Oltre ai volatili il popolo offre alla Vergine, dolci vari e i “tortani”, che sono torte rustiche ripiene di uova, “sfrittole” (ciccioli di maiale) e salame, tipico cibo ricco dei contadini di un tempo; le mamme sollevano i bambini e li avvicinano alla Vergine, affinchè li protegga dal malocchio, sempre in agguato, e da ogni male. All’interno della villa comunale, dopo la processione, si svolge la meravigliosa e trascinante tammurriata pavanese, guidata, come da tradizione, dai “femminielli” (omosessuali), si creano i cerchi, composti da gruppi di tammorrari, suonatori e danzatori e si dà inizio, per i cerchi e per tutti gli spettatori, ad una spettacolare e coinvolgente tammurriata. La festa continua, di solito, tutta la notte e, all’alba del lunedì, i tammorrari si recano in corteo al Santuario e depositano i loro strumenti ai piedi della Madonna. C’è l’usanza popolare di allestire, nei vari cortili della cittadina, altari votivi (detti “toselli”), addobbati con coperte di raso, merletti, fiori e stampi in terracotta e, al centro, l’immagine della Madonna del Carmelo, chiamata dal popolo “Madonna delle galline”, in ricordo del quadro della Madonna, trovato sul posto, nel XVI° secolo da un gruppo di galline, mentre razzolavano nel luogo dove ora sorge la Chiesa omonima. I gruppi della Villa Comunale girano per i vicoli e si fermano nei cortili a ballare, al ritmo magico della tammurriata, per il popolo irresistibile come il canto delle sirene di Ulisse.Nei cortili, grazie alla bontà culinaria delle donne paganesi si possono assaggiare i piatti caratteristici di questa festa: i tagliolini, fatti rigorosamente a mano, con il ragù. Il tortano, il casatiello e i fragranti carciofi arrostiti sulla “furnacella”, la fornacella, uno strumento per arrostire, simile a un barbecue.Per i lettori che non avessero ancora assistito a una di queste religiose feste popolari, condite da devozione, allegria, buon cibo e indimenticabili tammurriate, consiglio vivamente di colmare questa lacuna.

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