di Francesco Apicella
Spettacolo: “fattarielle e’nciuce”
“Chillo ‘o fatto è niro, niro!”
“Genna’,che sta succedendo?” “Niente,Direttò “Come niente? Che cos’è tutto questo trambusto?” “Direttò, è succieso nu’ fatto strano…strano overo! Dint’o reparto maternità è nato nu’ criature…” “Embè, e che c’è di strano, dove doveva nascere, nella sala mortuaria? “ “Direttò, ‘o criaturo ch’è nato, è niro!” “Niro, ma che dici?!?” “Sì, direttò, è proprio niro… niro comm’a nu cravune! ‘A mamma è ‘na guagliona d’e quartiere spagnole” “O, Madonna, bisogna tenere la cosa segreta, proteggere la privacy della donna” “ Direttò, state pazzianne! Cca stamme ‘a Napule e vuje jate truvanne “la privacy della donna”?!? Hanno fatte ‘a trumbetta d’a vicaria, ‘o sape tutto ‘o quartiere e…zittu, zittu, mmiez’o mercato, mò ‘o sape pure tutta Napule, s’hanno pure jucate ‘e nummere ‘o bancalotte”. “Povera ragazza, chissà come si sente mortificata…C’è qualche parente con lei?” “Sì, direttò,parenti quanti ne volete! Nce sta tutta la sacra famiglia! Ci sono i genitori della ragazza che piangono per lo “scuorno” che lei gli ha “mettuto” in faccia , ci stanno i genitori del marito che “murmureine”, offesi, per la vergogna che il loro figlio deve subire dalla gente per quella nascita “nera, nera” e nce sta pure ‘o marito d’ ‘a guagliona’, “ca’ pover’omme, sta comm’a ‘nu cane mazziato” e a chi gli“addomanda” spiegazioni sul “fatto”, “rice sempe ‘a stessa cosa, comm’a ‘nu pappavallo ammaestrate”:“O sacc’io comm’è succieso, tenghe cchiù corne ij ca’ ‘na sporte ‘e maruzze” Siamo nei primi mesi del 1944 all’ospedale Loreto Mare di Napoli e il direttore amministrativo dell’ospedale è Eduardo Nicolardi, giornalista, poeta e paroliere, in napoletano, famoso e stimato. Ha scritto tante belle canzoni ma quella che è passata alla storia è ‘Voce ‘e notte’, la serenata delle serenate. Quella sera Eduardo era a cena a casa dell’amico e collega Ermete Giovanni Gaeta, famoso paroliere e compositore italiano, noto con lo pseudonimo di E.A.Mario, autore di bellissime canzoni, di cui, quasi sempre, scriveva sia i testi che la musica. Fra le sue composizioni di maggiore successo ci sono canzoni immortali come ‘Santa Lucia luntana’, ‘Canzone appassiunata’ e la patriottica ’La leggenda del Piave’, il più famoso canto storico della Prima guerra mondiale. Eduardo e Giovanni oltre che essere amici erano anche consuoceri perché Ottavio, il figlio di Eduardo, stava per sposare Italia, la figlia di Giovanni. Eduardo Nicolardi non appena incontrò il consuocero, gli disse:”Giuvà, tu nun saje niente? Sapisse ch’è succies’, ogge, ‘o spitale?”e gli raccontò tutto l’accaduto. . E.A.Mario ,commosso dalla storia, esclamò con entusiasmo:” E’ ‘na mamma coraggiosa! E’ na mamma chiena ‘e core! Eduà , cca avimme scrivere subeto ‘na canzone!”E mentre le signore erano indaffarate in cucina, a preparare la cena, loro due, accompagnati al piano da Italia Gaeta, composero in poco tempo quel capolavoro musicale che è‘Tammurriata nera’, una canzone ironica, triste e allegra allo stesso tempo, testo di Eduardo Nicolardi e musica di E.A.Mario; la canzone è un prezioso affresco della memoria, che ci ricorda quali erano le condizioni di vita del popolo napoletano durante la permanenza degli Americani, arrivati in città, come liberatori, il 1° ottobre del 1943; i tedeschi erano già andati via, il giorno prima del loro arrivo, cacciati dal popolo napoletano, tutto unito, senza distinzioni di classi, in una strenua resistenza che durò 4 giorni, dal 27 al 30 settembre 1943, passata alla storia come “le 4 giornate di Napoli”. Quando i soldati americani entrarono in Napoli , per dichiarare la fine della guerra, trovarono una città massacrata dai bombardamenti, ingombra di macerie e di sporcizia,priva di cibo, di acqua e di strutture sanitarie efficienti; la popolazione, stremata dagli stenti e dalla povertà, accolse i “liberatori” con gioia e con la speranza di potersi, finalmente, riprendere e ricominciare a vivere. Ma, purtroppo, le cose non andarono nel modo sperato. Le truppe americane si fermarono a Napoli per altri due anni e mezzo, la città divenne la retrovia degli alleati e accolse circa 100.000 militari, provenienti dal fronte di Cassino. La miseria, la fame, e la disperazione continuarono a imperversare nella città e il popolo napoletano, abbandonato a se stesso da uno stato che aveva deciso di promuovere lo sviluppo economico solo di una parte della nazione, per sopravvivere fu costretto a ricorrere a mille espedienti, molti dei quali illeciti; dilagò la corruzione, il contrabbando e aumentarono i bordelli . Molte donne, approfittando della disponibilità economica dei sodati americani, per combattere la fame e la miseria, si diedero alla prostituzione, incrementando il mercato del sesso a pagamento e la diffusione incontrollata della sifilide e di altre malattie veneree. Molte ragazze rimasero incinte e molte si illusero pure di aver trovato un marito ma, poi, quei soldati che avevano promesso loro di sposarle, furono richiamati in patria dal governo americano e, una volta a casa, non ritornarono più a Napoli. A molte ragazze che avevano avuto rapporti con i soldati americani andò anche peggio perché quando nasceva un bambino nato da un rapporto con un militare di colore, non c’era nessuna scusante per giustificare il colore della pelle del nascituro, se non ammettere, con grande vergogna, che era il frutto di un rapporto mercenario, o solo di piacere, con un soldato afroamericano.La canzone “Tammurriata nera” racconta la storia di una ragazza napoletana che ha partorito un bambino di colore, concepito da un soldato afro-americano durante la permanenza a Napoli delle truppe americane; questa nascita anomala, che desta stupore, ironia e perplessità, è raccontata da una specie di “coro greco” di “comari, di capere”e di popolane e ognuna dice la sua sull’accaduto; qualche vecchia popolana dice che in passato c’erano già stati dei casi simili: se una donna incinta incontrava un uomo nero e lo guardava, poteva trasmettere questa impressione anche al bambino che, di conseguenza, diventava nero;”Seh! Na’guardata, seh/Seh! Na ’mpressione seh…”, ironizzano le altre “va truvanno mo chi è stato/ch’ha cugliuto buono tiro/chillo ‘o fatto è niro, niro/niro, niro comm’a che”; è inutile girarci intorno, la realtà è una sola: quel bambino è nero perché è stato concepito dalla ragazza con un uomo di colore, ma questo non deve importare a nessuno, lei lo ha accettato con grande amore di mamma e lo ha chiamato Ciro, non per nascondere il suo colore con un nome italiano ma perché quel nome è molto diffuso a Napoli e a lei piace che ‘o criaturo, core ‘e mamma’ si chiami così Il tenero senso materno e la profonda umanità del popolo napoletano è sottolineato dai versi che Nicolardi, con squisita sensibilità, fa dire al ‘parulano’:
Addò pastin' 'o grano, 'o grano cresce
riesce o nun riesce, semp'è grano chello ch'esce."
Queste parole di antica saggezza contadina significano che, a prescindere dal colore della pelle, un bambino è sempre un bambino da amare e proteggere ‘’O Parulano" è senza alcun dubbio il contadino, colui che lavorava nella zona est di Napoli (l’attuale Ponticelli), dove un tempo c'erano le paludi ('e parule), il cui ricordo rimane ancora in alcuni toponomi, come ad esempio la Chiesa di Sant'Anna alle Paludi.
Il testo di Nicolardi si conclude con i versi:Meh, dillo a mamma, meh/
meh, dillo pure a me/conta 'o fatto comm'è ghiuto/Ciccio, 'Ntuono, Peppe, gGiro/chillo 'o fatto è niro niro,/ niro niro comm'a che...
La seconda parte, fu composta da Eugenio Pragliola detto "Eugenio cu 'e llente" (Eugenio con gli occhiali) ed e' incentrata sulla figura delle "signurine (le prostitute)".Eugenio cu ‘e llente, era un artista di strada molto popolare e apprezzato a Napoli; saliva a bordo dell’autobus alla fermata di via Bellini, con la sua inseparabile fisarmonica, una bombetta in testa, un piccolo megafono e un paio di occhiali senza lenti e intratteneva i passeggeri con le sue canzoni e le sue filastrocche, quasi sempre improvvisate, con cui raccontava in modo arguto, sarcastico e divertente le curiosità, gli usi i costumi, i vizi, le virtù e le abitudini della società del suo tempo. Fu anche un poeta e compositore di canzoni. Fra le sue composizioni più celebri vi sono i versi di “Trapanarella” e la parte finaledi “Tammurriata nera”, che divennero i cavalli di battaglia della NCCP. La parte finale di “Tammurriata nera”, da lui scritta, fu ripresa, rielaborata e, in alcuni punti, completamente riscritta dal maestro Roberto De Simone, grande regista teatrale, apprezzato compositore e musicologo italiano.
I versi “E levate ‘a pistuldà/ uè e levate ‘a pistuldà” derivano dalla napoletanizzazione del ritornello della canzone”Pistol packin’ mama”di Al Dexter (in cima alle classifiche USA il 30 Ottobre 1943 e la cui versione più famosa è cantata da Bing Crosby assieme alle Andrews Sisters), probabilmente molto popolare tra i soldati americani di stanza a Napoli. Il testo originale inglese era “Lay that pistol down, babe,/Lay that pistol down”, che tradotto in italiano suonava “Metti giù quella pistola, baby/,metti giù quella pistola”, c’era una semplice assonanza tra il testo inglese e le parole che le “signurine” rivolgevano ai militari, i quali le interpretavano come “posa la pistola”, prima di fare sesso con noi e di godere dei piaceri dell’amore, anche se a pagamento. C’è anche una sfiziosa versione napoletana di “Pistol packin mama”, cantata da Nino Taranto e Dolores Palumbo Il verso “’e marucchine se vottano ‘e lanze’ significa che i marocchini si buttavano con foga, a pesce, sulle “signurine” che, spesso, rimanevano incinte. Nei versi “A Cuncetta e a Nanninella/‘e piacevan’e caramelle/mò se presentano pe’ zitelle/e vann’a fernì ‘ncopp’e burdelle”,l’autore usa la parola “caramelle” per intendere che alle due ragazze piaceva molto fare sesso ma, per fame, erano finite ‘ncopp’e burdelle’ e si erano riciclate, facendosi passare per “verginelle” ("zitelle"), per far salire il prezzo della loro prostituzione. I soldati americani erano molto ingenui e con qualche abile trucco molte ragazze riuscivano a spacciarsi per “vergini”. Nella strofa che dice: “E Ciurcillo ‘o viecchio pazzo/s”è arrubbato ‘e matarazze/e ll’America pe’ dispietto/ce ha sceppato ‘e pile ‘a pietto”, Ciurcillo non sta per Winston Churcill, non avrebbe senso, sta invece per Ciccillo e quella che gli strappa i peli dal petto non è certo l’America ma la moglie , tanto è vero che, in passato, c’era una versione più scurrile dei versi che diceva:”E ‘a mugliera pe’ dispietto/ se sceppato ‘e zizze ‘a pietto”.Tammurriata nera,singolare manifesto del coraggio, del genio, dell’ingegno e dell’inventiva inesauribile del popolo napoletano,fu interpretata per la prima volta da Vera Nandi, una soubrette di grande successo degli anni Quaranta. La Nandi fu anche la prima interprete di “Simmo ’e Napule paisà”, un altro classico della canzone napoletana. Nel corso della sua brillante carriera lavorò con le compagnie di Macario e Nino Taranto, partecipò al Festival di Napoli nel 1952 e recitò nel teatro di Eduardo De Filippo.
“Tammurriata nera” fu portata poi al successo da Roberto Murolo e divenne famosa in tutta Italia. Il brano fu anche uno dei cavalli di battaglia di Renato Carosone, che la incluse nel suo ricco repertorio musicale. Nel corso degli anni è stata interpretata da molti artisti tra cui Angela Luce, Beppe Barra, Lina Sastri, Teresa De Sio, Marina Pagano, Mario Trevi, Gabriella Ferri e Massimo Ranieri e ognuno di loro, in modo diverso, con un proprio stile.
Ma la versione più coinvolgente e trascinante, che ha avuto un successo immenso, in tutta Italia, è quella della Nuova Compagnia di Canto Popolare, nel 1974. Io ho avuto la fortuna di assistere, in quello stesso anno, al concerto della NCCP all’ Antoniano di Bologna. Il teatro era gremito, ogni canzone interpretata era seguita da un generoso scroscio di applausi ma, quando il gruppo intonò le prime note della “Tammurriata nera”, l’entusiasmo del pubblico salì alle stelle, tutti gli spettatori si alzarono in piedi e ,continuando a battere le mani, chiesero ripetutamente il bis; gli artisti, felici e commossi da un’accoglienza così calorosa, non si risparmiarono alle loro richieste e cantarono la canzone per altre 3 volte. Credo che nessun gruppo musicale abbia mai avuto sul palco un successo così clamoroso.
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