di Francesco Apicella
“Doveva essere il suo primo figlio e mio padre aspettava, trepidante, un maschietto…invece, sono nata io… una bambina!” Il pover’uomo, profondamente deluso, ci rimase malissimo e, rivolto a mia madre Noemi, se la prese con lei:”Tutta colpa tua, non sei buona a niente!” avevano pure scelto il nome da dargli se fosse nato un maschio: Venceslao! Ma, naturalmente, un nome simile non potevano adattarlo a una bambina, non c’era il corrispettivo femminile. La levatrice che era presente, visto che mia madre mi ebbe in casa, come si usava in quegli anni, a Goro, il mio paese natale, e in molte altre parti di Italia, chiese:” Allora, sta’ tutina come la chiamiamo?” Mio padre e mia madre si guardarono perplessi e dissero:” Non abbiamo pensato a niente….” “Vi piace Milva?”propose la levatrice; mio padre era rimasto talmente deluso che a qualsiasi nome avrebbe detto di sì, anche se avesse suggerito “Genoveffa”. “Va bene,sì!” si affrettò a rispondere e Milva fu! “Non so perché ma mi battezzarono un po’ in ritardo, quando avevo un anno di vita; Ma il prete di Goro che, all’epoca, era don Appiano Giusi disse a mia madre:” Noemi, non possiamo chiamarla così, santa Milva non c’è sul calendario, la bambina non avrebbe nessuna santa protettrice per l’onomastico…dobbiamo trasformare questo nome, in modo che resti Milva, sì, ma dobbiamo staccarlo! Facciamo Maria, come la Madonna e, poi, Ilva….Maria Ilva”. Mia madre era una brava sarta e quando lavorava le piaceva molto cantare. Aveva una voce molto bella! Tutti dicevano a mio nonno Toni, il padre di mia madre:” A Toni, la Noemi, ha una voce bellissima!” Lui si incuriosì, si interessò alla cosa e si informò presso una persona competente in materia : “ Ma che cosa può diventare con la sua voce la mi fiola?” “Sicuramente un mezzosoprano!” gli rispose il maestro di musica “Se è solo un mezzosoprano, allora no!O soprano o niente!” Evidentemente per lui quel “mezzo” davanti alla parola soprano voleva dire che valeva la metà”. Con questo simpatico “amarcord” aneddotico raccontato da lei stessa tante volte, in tv, ho voluto fare un piccolo omaggio alla “nostra” grande Milva, straordinaria cantante e attrice teatrale di solido spessore drammatico, scomparsa il 24 aprile scorso. Il 26 marzo scorso si era vaccinata contro il covid 19 e aveva postato sul suo profilo facebook un messaggio di incoraggiamento, intriso di amore e di speranza, per tutti coloro che erano ancora incerti se fare il vaccino o no:”Io mi vaccino perché tengo alla mia vita e alla vita altrui. Fatelo anche voi. Abbiamo bisogno di tornare alla vita di prima e di abbracciare i nostri cari. Tutti quanti insieme possiamo farcela a sconfiggere questo virus”. Parlando di lei non userò superlativi, lei non li amava perché, pur essendo un’artista stimata e ammirata in tutto il mondo, una numero 1 di grande cultura, dai molteplici interessi artistici, intimamente era rimasta una donna semplice ed umile, una donna profondamente legata alla gente di Goro, alla sua famiglia, ai suoi amici più cari e a tutti i suoi fan. Al suo funerale, Rita Pavone, intervistata dalla Rai, ha detto, con profondo affetto :”Aveva una voce stupenda ed era una bravissima attrice drammatica. Aveva una grande comicità interiore ed era una donna gioiosa, spontanea e molto simpatica. Dotata di una voce da contralto molto duttile, caratterizzata da un solido vibrato e da un timbro vocale capace di sonorità personalissime, Milva aveva una volontà d’acciaio, un grande carattere, una professionalità squisita, sempre precisa e perfezionista in tutto quello che faceva; quando appariva lei in scena, il suo carisma era così irruente che tutti gli altri, intorno a lei, scomparivano. Quando si affacciò per la prima volta, sulla scena musicale italiana, partecipando al festival di Sanremo del 1961 con la canzone “Il mare nel cassetto”, piazzandosi al 3° posto, fu subito l’inizio di un grande successo di critica e di pubblico e, poiché allora si usava associare il nome delle grandi cantanti italiane a quello di una fiera selvatica, imponente e battagliera, lei fu soprannominata, la Pantera di Goro, affiancandosi a Mina (la tigre di Cremona).a Iva Zanicchi (l’Aquila di Ligonchio) e ad Ornella Vanoni (la leonessa di Brescia). Dopo 5 anni dal successo di Sanremo, festival a cui parteciperà per ben 15 volte ,detenendo il record di presenze continue dal 1961 al 1969 e dopo aver esordito all’Olympia di Parigi, cantando, con grande successo, le canzoni di Edith Piaf, fu rapita dal mondo del teatro drammatico da un mago della scena, il regista Giorgio Strehler che contribuì con la sua guida attenta ed esperta alla sua crescita artistica. Una crescita imponente e inarrestabile! Anche se la carriera teatrale, nel corso degli anni l’ha assorbita sempre di più portandola a divenire nel mondo la cantante più apprezzata d’Europa nel repertorio di Bertolt Brecht e in particolare ne “L’opera da tre soldi”, con le musiche di Kurt Weill, cantata tutta in tedesco, Milva, secondo un accordo con la sua casa discografica Ricordi, ha continuato a proporsi al pubblico nella sua veste tradizionale di cantante, partecipando a popolarissime gare canore televisive, come”Canzonissima” e il “Festival di Sanremo”e a numerosi spettacoli televisivi di successo, dove ha dimostrato un talento artistico a 360° (come il fortunatissimo “Cantatutto” , “Palcoscenico” “Al Paradise” ,” Di che vizio sei” e tanti altri) e pubblicando numerosissimi singoli di grande successo (La filanda, con cui vinse nel 1969 la prestigiosa Gondola d’oro alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia), Milord (cover dalla canzone omonima di Edith Piaf), Canzone di Don Backy, Mediterraneo, Da troppo tempo, Blue Spanish eyes, Quattro vestiti, Alexander Platz, splendido abito musicale confezionato apposta per lei da Franco Battiato e tantissime altre canzoni. Nel 1961 ha sposato il regista televisivo Maurizio Corgnati, documentarista, scrittore e grande intellettuale, che è stato il suo Pigmalione e l’ha aiutata tantissimo a diventare quella donna colta e raffinata che, poi, abbiamo avuto modo di ammirare in seguito…Un’artista sicura di sé, grintosa, sensuale e perfettamente padrona della scena. “E’ l’uomo che ho amato di più e rimpianto sempre” ha confessato Milva, parlando di suo marito, durante una delle sue ultime interviste. Dalla loro unione, nel 1963 è nata Martina, che oggi è un’apprezzata critica d’arte. E’ lei che ha ritirato sul palco dell’Ariston, nel 2018 ,il premio alla carriera che il comune di Sanremo aveva assegnato a Milva, impossibilitata a ritirarlo di persona, per motivi di salute. Martina ha letto, commossa, una lettera che la sua mamma aveva scritto per ringraziare coloro che le avevano conferito quel premio e tutti gli artisti con cui aveva collaborato nella sua prolifica, immensa carriera artistica. Dal 1980 in poi il suo curriculum artistico si è arricchito delle più prestigiose collaborazioni musicali nazionali e internazioni: Luciano Berio, il grande compositore ligure che la diresse alla Scala di Milano nella sua opera musicale “La vera storia”, Ennio Morricone, che la omaggiò con un intero LP, “Dedicato a Milva da Ennio Morricone), Francis Lai, Mikis Theodorakis, Vangelis, Enzo Jannacci, che scrisse per lei il bellissimo album “La rossa”, Franco Battiato, il cantautore siciliano con cui ha realizzato tre album, uno più bello dell’altro e il musicista e compositore argentino Astor Piazzolla che collaborò con lei per 7 anni, la elesse a sua interprete favorita e le dedicò l’opera “Maria de Buenos Aires “da lei interpretata. Nel 1995 il famoso regista tedesco Werner Herzog, dopo averla vista interpretare a teatro, nel 1978, il ruolo di Maria d’Avalos nel “Diario dell’assassinata”di Gino Negri, la scelse per interpretare lo stesso ruolo nel film documentario “Gesualdo-morte a 5 voci” , ispirato alla vita e all’opera di Gesualdo da Venosa, famoso compositore di madrigali e musica sacra del 600’, divenuto famoso per aver assassinato sua moglie (e cugina) Maria d’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa. Magnetica, superba, bella, elegante e carismatica, Milva fu superba in quel ruolo! Milva è l’artista italiana che ha inciso più album musicali, ben 173, cantando in 9 lingue diverse e la sua statura artistica è stata ufficialmente riconosciuta dalle Repubbliche Italiana, Francese e Tedesca che le hanno conferito alcune tra le più alte onorificenze: Ufficiale dell’Ordre des arts et des lettres, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Cavaliere della Legion d’Onore della Repubblica Francese. Nel 2004 Milva incontrò la poetessa Alda Merini, fra le due donne nacque subito una profonda amicizia, basata sulla sincerità sulla fiducia e sul rispetto reciproco. La Merini non nutriva particolare simpatia per le donne ma con Milva fu diverso…”tu non sei una traditrice, sei onesta e sincera, mi piaci” disse con grande affetto e stima alla cantante. Da questa amicizia nacque l’album “Sono nata il 21 a primavera-Milva canta Merini”, contenente alcune delle più belle poesie della Merini, musicate dal musicista Giovanni Nuti. Ed è con una bellissima poesia di Alda Merini , dedicata a lei, che voglio salutare la nostra grande Milva.
“Gli occhi di Milva”
Non occorre che io mi sieda sul letto
a rivedere i sogni perduti,
basta guardare gli occhi di Milva
e vedo la mia felicità.
Coloro che pensano
che la poesia sia disperazione
non sanno che la poesia
è una donna superba
e ha la chioma rossa.
Io ho ucciso tutti i miei amanti
perché volevano vedermi piangere
ed ero soltanto felice
(Alda Merini)
Addio regina amazzone, fa buon viaggio verso nuovi orizzonti.